Sogni e magia nel Campo.
Il Campo, centro e cuore della città, luogo che rivoluziona l’idea stessa della piazza italiana medievale, rifiutando, spazialmente, l’imposizione di una planimetria convenzionale e, concettualmente, qualsiasi commistione fra potere pubblico e potere religioso.
Un grande prato
Nata su un terreno fragile e fangoso, punto di incontro dei tre colli su cui sorge Siena, in origine la “piazza” era un grande prato, da qui il nome “campo”, su cui convergevano le piccole vie dell’antica città, e per secoli rappresentò un grosso problema urbano per Siena. Fu proprio in epoca romana che il luogo venne bonificato completamente, restando però un spazio periferico dedicato a fiere e mercati.
Il nucleo della città in formazione si trovava più in alto, nella zona di Castelvecchio, finchè caduto il governo dei Ventiquattro, esempio di dispotismo aristocratico, nasce l’idea di uno spazio indipendente sia dal potere ecclesiastico che da quello nobiliare. E’ questo il grande progetto civico che porta alla costruzione del Palazzo Pubblico e, conseguentemente, alla centralità urbana della Piazza.
Il sogno di una città
Ma il Campo è oggi soprattutto un meraviglioso “luogo del cuore” dove è possibile ritrovare una storia, degli affetti, il sogno di una città che è, allo stesso tempo, soggetto e oggetto di “mille serenate” tra pietra e cielo
E mentre Siena dorme tutto tace,
e la luna illumina la torre,
senti nel buio, sola nella pace,
sommessa Fontegaia che canta
una canzon d’amore e di passion…
Nella Piazza del Campo
Ci nasce la verbena
Viva la nostra Siena
Nella Piazza del Campo
Ci nasce la verbena
Viva la nostra Siena
La più bella delle città!
Secondo Gio’ Renti
Sembra che nella Piazza non ancora lastricata (e lo fu solo alla fine del Settecento), nascesse davvero la verbena negli angoli meno frequentati. Secondo Giovanni Righi Parenti, vi era piantata appositamente, insieme al dragoncello, alla ruta e alla cedrina, cioè tutte le piante antimalocchio che allora si conoscevano, perché Siena fosse protetta dalle streghe.
Ma perché una piantina di per se’ assai poco attraente, è diventata la protagonista del canto dell’orgoglio senese?
Sangue di Mercurio o lacrime di Iside
A dispetto della sua parvenza dimessa, per i greci e i latini la Verbena Officinalis era una pianta importantissima e la chiamavano addirittura ‘erba sacra’, oppure ‘sangue di Mercurio’ o ‘lacrime di Iside’, e ancora ‘lacrime di Giunone’ o ‘erba di Ercole’. (cfr. articolo di P. Ghiara su Sienafree.it)
Erba sacra del solstizio di estate
E’ una pianta perenne, e già questo doveva suggerire agli antichi una idea di tenacia e di resistenza. Poi la fioritura, ininterrotta tra i due equinozi di primavera ed autunno (cioè da marzo a settembre) quando il sole è dominante in cielo, non poteva non portare la nostra verbena sugli altari, come omaggio alle divinità nei riti propiziatori dei raccolti, che tanto dipendevano dal ‘dio’ sole; per questo era anche una delle ‘erbe sacre’ del solstizio d’estate, come l’iperico, poi cristianizzate in ‘erbe di San Giovanni’. (© photo Pamela Amelia Chiuppesi Az. Agricola I Coccoli)
In tempo di guerra e di pace
Ai tempi dei tempi gli antichi Romani con i rami di verbena fioriti intrecciavano corone che venivano indossate, appunto, dal Verbenarius, uno dei sacerdoti del collegio dei Fetiales, incaricati di dichiarare lo stato di guerra o di pace con i popoli confinanti. Quindi la nostra modesta erbuccia diventava addirittura un ‘sagmen’, cioè un simbolo sacro, strumento di garanzia dell’inviolabilità dei patti di pace o delle dichiarazioni di guerra. Ed è con una corona di rami di verbena in testa che il capo del Fetiales, il pater patratus, scagliava la prima lancia contro il territorio nemico, o celebrava sacrifici di ringraziamento alla fine delle ostilità.
Anche nel Medioevo la verbena rimase un comune rimedio pluripotente, tanto da meritarsi il soprannome di ‘gioia dello speziale’ e la sua fama di panacea è arrivata fino ai giorni nostri, sebbene oramai non sia più popolare come nel passato.
Ecco qua tutto, o quasi, quello che c’era da sapere sulla ‘mitica’ Verbena, che fa rima con Siena. Insomma che ci sia stata davvero nel passato, la verbena, in Piazza forse non lo sapremo mai.
Sui campi di battaglia
La cosa interessante è però rendersi conto che la cultura popolare ha associato alla nostra Piazza (la più bella del mondo) una specie vegetale che oltre ad avere numerose proprietà medicamentose, è stata anche un simbolo sacro dell’antichità, con un ruolo emblematico e ben preciso sui campi di battaglia.
Vale la pena di riflettere proprio sul fatto che in effetti nel nostro Campo, di battaglie ce ne sono, almeno due all’anno, da secoli.